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    Il Gruffalò

    Il Gruffalò non ha certamente bisogno di presentazioni. Il personaggio creato da Julia Donaldson e Axel Scheffler protagonista delle pubblicazioni omonime è ormai apprezzato e conosciuto da migliaia di bambini e genitori in tutto il mondo grazie alle traduzioni realizzate in oltre trenta lingue.

    La commedia musicale è stata prodotta per la prima volta in Italia da Fondazione Aida in collaborazione con il Teatro Stabile del Veneto.
    Testo di Pino Costalunga e Manuel Renga, adattamento teatrale e regia di Manuel Renga. Pur mantenendosi fedeli ai testi e all’iconografia delle illustrazioni originali, si è creato uno spettacolo musicale interamente nuovo.

    Trama

    Cosa fanno quattro giovani amici in un bosco? Vanno a ripulirlo, direte voi, visto che si vedono all’inizio dello spettacolo proprio mentre lo stanno facendo. Ma a noi viene il dubbio che ci vadano per passare qualche giorno e, soprattutto, qualche notte, accampati in una tenda, ad aspettare il momento più bello della giornata, cioè quando, attorno a un fuoco, si racconteranno storie di paura. E cosa c’è di meglio di un bosco di notte per una bella storia di paura?

    Racconteranno la storia di un topolino che, affamato, decide di attraversare il bosco frondoso e pieno di insidie per trovare la ghianda che tanto gli piace e che incontra. Strada facendo, incontra tre brutti ceffi che lo vogliono mangiare: una volpe, una civetta e una biscia. Ma il furbo topolino è scaltro di pensiero e sa bene come cavarsela, con l’aiuto della sua grande Fantasia trova una soluzione che nessuno si può immaginare, nemmeno lui, forse: un mostro terribile dal nome assai noto ai bambini: IL GRUFFALÒ.

    Lasceremo intatte le deliziose rime della scrittrice inglese e gli attori indosseranno dei fantastici costumi che si rifanno alle meravigliose illustrazioni del disegnatore tedesco. I bambini riconosceranno così facilmente quel testo, gustandosi anche divertenti e originalissime canzoni scritte appositamente per lo spettacolo. Le situazioni comiche e mimiche, nonché balli e danze, vanno ad arricchire la favola originale.

    Favole al telefono

    Lo spettacolo

    Ma dove saranno finite le storie piene di fantasia che il ragionier Bianchi, era solito raccontare al telefono alla sua bimba ogni sera prima che questa si addormentasse?
    Che fine hanno fatto le dolcissime strade di cioccolato?
    I saporitissimi palazzi di gelato? Le tabelline paradossali?

    Forse sono rimaste intrappolate proprio in quel telefono abbandonato che qualcuno ha lasciato davanti alla porta dei nostri amici Aggiustatelefoni ….

    Storie, quelle di Rodari, che non conoscono il passare del tempo, che conservano immutate le doti originali di eleganza, ironia e freschezza che da sempre costituiscono i punti di forza di quella inesauribile capacità di invenzione che sapeva coniugare con la puntuale, seria e civile osservazione della realtà contemporanea. Storie che in Favole al telefono torneranno a prendere vita sulla scena in un vero e proprio carosello musicale sotto forma di canzoni, racconti, filastrocche e piccoli numeri di varietà.
    L’adattamento teatrale e la regia sono firmati da Pino Costalunga.
    Le musiche, tutte originali, sono state composte dal Maestro Valentino Corvino, che ha messo la sua esperienza al servizio di uno spettacolo che gioca con i vari generi musicali, tra questi, in particolare, si guarda al garbo e alla delicatezza del Quartetto Cetra.

    Musiche

    Cipì

    Sinossi

    Cipì è un esuberante passerotto con tanta voglia di esplorare il mondo. Fin dalla nascita il nido gli sta stretto e i consigli della mamma non bastano a frenare la sua curiosità: il desiderio di conoscere il mondo è sempre più forte di qualsiasi prudenza. Eppure questa sua ribellione lo porta a misurarsi con grandi esperienze ed imprese: scopre le bellezze della natura, il valore dell’amicizia, impara a difendersi dai pericoli e lottare sempre per la verità. Alla fine, diventa padre e insegna ai suoi figli “ad essere laboriosi per mantenersi onesti, ad essere buoni per poter essere amati, ad aprire bene gli occhi per distinguere il vero dal falso, ad essere coraggiosi e difendere la libertà”.

    Mario Lodi

    E’ stato un maestro rivoluzionario e il suo impegno pedagogico per una scuola nuova, basata sul rispetto del bambino, sull’ascolto e sulla libertà di apprendimento, ha ispirato molti giovani insegnanti dando un’importante spinta di cambiamento al mondo dell’istruzione. Nello spettacolo sono sviluppati temi legati alla formazione del bambino: la curiosità e il desiderio di essere sé stessi, che richiede a volte un po’ di trasgressione; lo sviluppo dell’identità attraverso l’esperienza e il ruolo fondamentale dei genitori nell’accompagnare questo percorso; la relazione con l’altro, in termini di gioco, amicizia e amore.

     

    GGG Grande Gigante Gentile

    www.roalddahl.com

    Affacciandosi alla finestra nel cuore della notte, Sofi a viene rapita da un misterioso Gigante. Una volta arrivata nella sua grotta realizza che il GGG non l’avrebbe mai mangiata e scopre assieme a lui i segreti spaventosi, ma anche affascinanti, del paese dei Giganti. L’amicizia tra Sofi a e il GGG li porta ad escogitare un brillante piano per affrontare le proprie paure e vivere una vita migliore.

    L’idea scenica

    GGG è la seconda tappa di un filone di teatro di narrazione per bambini che ha preso forma l’anno scorso con lo spettacolo Cipì, tratto dal racconto di Mario Lodi e interpretato dalla stessa attrice.
    Si tratta di una messinscena con un solo interprete, senza perdere però occasioni di meraviglia e poliedricità del racconto.

    Annachiara Zanoli, attrice con background di doppiaggio e teatro di figura, porterà avanti la narrazione dando vita ai pupazzi di Sofia e del GGG; interpretando lei stessa oltre che la figura della narratrice, anche quella della regina; utilizzando oggetti ed elementi scenografici in maniera espressiva.

    La regia di Lucia Messina vuole ancora una volta distinguersi per un uso funzionale della scena, con la scelta di una scenografia a strati, che si rivelano di scena in scena trasformando l’immagine e l’azione. L’adattamento per il teatro è di Pino Costalunga.

    Fondamentale a questo scopo la collaborazione tra Federico Balestro, giovane bozzettista e realizzatore di talento, e Caterina Marcioni, scenografa realizzatrice
    di Fondazione Arena di Verona, che già da qualche produzione si occupa della realizzazione di pupazzi poetici e funzionali. Un’attenzione particolare sarà dedicata alla creazione di un disegno sonoro accurato a cura di Andrea Santini: oltre a dare tridimensionalità al racconto, in alcuni momenti sarà parte integrante dell’azione scenica.

    Il fil rouge che seguiremo in ogni parte della realizzazione dello spettacolo sarà quello del sogno, delle sue possibili manifestazioni e di ciò che può rappresentare anche per noi, narratori di storie.

    Il sogno di Arlecchino

    Arlecchino, la maschera più conosciuta della Commedia dell’Arte, è un’invenzione che risale a un attore preciso che con quella maschera e la sua compagnia riempì di stupore tutte le corti europee: si tratta del mantovano Tristano Martinelli che visse tra la seconda metà del ‘500 e l’inizio del ‘600.

    Quello che la storia, mescolata alla leggenda, ci racconta è che questo comico dell’arte, per inventare il suo Arlecchino, ha usato unamaschera di diavolo della Sacra
    Rappresentazione, una forma di teatro popolare diffusa fin dal Medio Evo un po’ in tutta Europa (i “Mystery Plays” inglesi o gli “Auto Sacramental” spagnoli) dove i diavoli avevano quasi sempre ruoli comici.

    L’aura di leggenda che circonda Martinelli e il fascino che questa figura di uomo e attore ha sempre esercitato, ci permette di raccontare, tra dati storici e molta invenzione, il sogno di un modo di far teatro che diventò presto famoso in Europa e in tutto il Mondo: La Commedia dell’Arte. Lo spettacolo, seguendo la vita di Tristano Martinelli\Arlecchino, che fu amico intimo dei Reali di Francia e che diventò ricchissimo con una maschera da povero cialtrone, racconta come in un sogno, la storia e la vivacità di tutto.

    Un genere teatrale che ci ha regalato, oltre ad Arlecchino, altri personaggi rimasti nella memoria collettiva: dal tirchio Pantalone al povero Pulcinella, dalla bella Isabella al cocciuto Dottore, dal tronfio Capitano al povero Zanni. Un viaggio tra maschere e attori, tra diavoli e poveri diavoli, tra l’Inferno di un mondo di poveracci e la vita nelle splendidi corti del Rinascimento: un viaggio divertente e serio nel Mondo della Commedia dell’Arte.

    Storytelling KM 0

     

    Dopo la lettura teatralizzata a cura di un attore/attrice si prevede un momento di interazione con i bambini in modo da favorire il confronto e lo scambio reciproco di conoscenze.

    Titoli Storytelling KM Zero

    In viaggio tra le stelle
    con Lucia Messina

    ispirato al racconto “Le stelle, ragazzi, sono meravigliose” di Margherita Hack.
    Una lettura che aiuta a stimolare la curiosità scientifica facilitando i processi di apprendimento delle scienze astronomiche, attraverso l’accostamento del linguaggio teatrale con un approccio basico e ludico alla scoperta dello spazio e dell’osservazione delle stelle.

    Alla ricerca dell’oro blu
    con Annachiara Zanoli

    Sensibilizzare bambini sul tema della tutela dell’ambiente e dell’acquisizione di comportamenti attenti, in particolare contro lo spreco dell’acqua a favore del suo consumo responsabile. Un passo in più verso l’obiettivo 6 di Agenda 2030.

    Foresta – Radice – Labirinto
    Con Alice Canovi

    In occasione del centenario dalla nascita di Italo Calvino.
    Sviluppare competenze culturali di base e promuovere il confronto e la riflessione sulle proprie scelte. A chi non è mai capitato di perdersi e chi ha detto che perdersi sia sempre una brutta cosa?

    Spazi

    Esperienza che si adatta a tutti gli spazi:  da un’aula, a un cortile le letture animate possono essere allestite in spazi di diverse dimensioni e caratteristiche.

    Durata

    Circa 1 ora. Consigliata per un gruppo di 30-40 bambini.
    È possibile organizzare nella stessa giornata due letture per soddisfare più richieste.

     

    Pierino e il lupo

    Lo spettacolo

    Tre attori pasticcioni mettono in scena, o per meglio dire cercano di farlo, la ben nota favola musicale “Pierino e il lupo” di Sergej Prokofev. Già dal come complicato iniziano i primi problemi, perché i tre non hanno proprio studiato! Sono quindi costretti a improvvisare cercando la complicità del pubblico, per orientarsi fra gatti, papere, lupi, corni e clarinetti. Per fortuna su di loro regna la figura del Grande Narratore che, con la sua voce, li guida sicuro lungo il percorso della fiaba.

    Ma i tre attori, un po’ clown un po’ comici dell’arte, sono talmente distratti e confusionari che non seguono bene il racconto. Provano a fare previsioni azzardate sui destini dei protagonisti della fiaba e spesso dovranno chiedere aiuto ai bambini per capire meglio la storia e permettere al Grande Narratore di proseguire. Come bimbi curiosi, i tre attori, proveranno a reinventare i personaggi: “Come cambierà il carattere del lupo se invece di affidarlo ai corni lo facciamo suonare agli archi?”. E giocando insieme con il pubblico in un’orchestra immaginaria, scopriranno che in “Pierino e il lupo” la cosa importante è che la storia inventata faccia i conti con la musica e con i suoi vari momenti espressivi.
    Prokofev ha scritto la sua fiaba musicale con un preciso scopo educativo: far conoscere ai bambini gli strumenti dell’orchestra, il loro suono e il loro carattere espressivo. Per questo ha associato ad ogni strumento un personaggio e un particolare motivo musicale.

    La loro confusione diviene pretesto per puntualizzare e sottolineare passaggi didattici importanti. Il meccanismo di complicità con il pubblico fa in modo che siano i bambini stessi a spiegare, interpretando il ruolo di insegnanti per questi tre alunni poco studiosi.
    Ogni piccolo spettatore può quindi, nei momenti di interazione, dare aiuto, chiarificazioni e suggerimenti, divenendo così protagonista di un percorso di apprendimento.

    Dario Fo e Lele Luzzati

    Degna di nota è la presenza della voce del narratore per eccellenza: Dario Fo, che guiderà i tre attori e il pubblico a portare a termine lo spettacolo! Il premio Nobel Dario Fo ha infatti voluto prestare la propria voce per aggiungere alle suggestioni della musica di Prokofiev eseguite dall’Orchestra Verdi di Milano, nuovi e divertenti elementi drammaturgici di sua invenzione: sullo sfondo straordinario delle scene di Lele Luzzati, prenderanno vita le buffe (dis)avventure di tre attori che non avendo studiato a fondo il copione dovranno improvvisare per cavarsela tra suoni e situazioni fantastiche.

    Pippi Calzelunghe

    Pippi Calzelunghe

    Astrid Lindgren ha regalato alla figlia Karin, per il nono compleanno, il libro di storie della strana bambina dalle trecce all’insù che viveva tutta sola in una grande casa. Ed è così che è nata Pippi Calzelunghe.

    Lo spettacolo narra le vicenda di Pippi, una bambina fuori dagli schemi, e dei suoi amici attraverso i loro occhi sbarazzini e spensierati. La storia di Pippi si snoderà dal suo arrivo nella vecchia casa, Villa Villacolle, con una scimmietta dallo strano nome il Signor Nilsson e con un cavallo sistemato nella veranda, alle sue avventure con Annika e Tommy, i suoi vicini di casa e compagni di giochi, in una scenografia coloratissima. I tratti di questo personaggio sono stati di ispirazione per molti bestseller svedesi, tra questi il personaggio di Lisbeth Salander della saga Millenium di Stieg Larsson.

    Curiosità dell’allestimento

    Durante l’allestimento Olof Nyman, il marito di Karin, figlia di Astrid Lindgren e rappresentante degli eredi, ha revisionato la drammaturgia del testo confermandone l’autenticità. La stessa Karin ha partecipato alle prove generali approvandone autenticità e confermando la distribuzione in Italia.
    Regia e adattamento sono di Marinella Rolfart e Pino Costalunga.
    Scene, costumi e pupazzi di Tjåsa Gusfor, una delle più importanti scenografe svedesi, che ha ricreato il suo micro mondo: una sorta di  miniaturizzazione fantastica dove i pupazzi (guidati dagli attori a vista, non nascosti come nel teatro delle marionette) sono i veri protagonisti della scena.

    I tre porcellini

    Lo spettacolo

    A prima vista potrebbe sembrare la classica storia dei tre porcellini, ognuno con la propria casa, con l’albero di mele, il camino dal quale si cala il lupo cattivo che li perseguita. Se non fosse che, all’inizio della storia, il lupo si presenta alle selezioni di un noto programma televisivo musicale, canta il suo pezzo forte, ma… non viene accettato! Se non fosse che il lupo, sbagliando strada, arriva ad una casa di mattoni dove crede di trovare un porcellino, ma dalla quale invece esce… una vecchina, la quale altri non è se non la nonna di Cappuccetto Rosso (che questo lupo non ha nessuna intenzione di mangiare!). Se non fosse anche che i tre porcellini, una volta messo in fuga il lupo, decidono di intraprendere la carriera artistica e fondare un gruppo, la “Pig Band”.

    Tre attori quasi invisibili animano cinque pupazzi. Cantano, ballano, saltano, corrono (chi più, chi meno…) su una verde collina che si trasforma via via in una casa di paglia, di legno e di  mattoni, in una strada di campagna e in un albero di mele. Una nonna nella storia sbagliata (o sarà lei in quella giusta e tutti gli altri fuori posto?), tre allegri porcellini e un lupo, che ha un’unica passione, quella della musica, e un’unica paura, quella dei bambini!

    Musiche

    Ascolta le musiche de I tre Porcellini su Spotify, AppleMusic e su altre piattaforme di streaming musicale!

    Il mago di Oz

    Ne Il Mago di Oz Dorothy, una bambina che vive nel Kansas assieme ai propri zii, viene scaraventata da un ciclone improvviso in un paese popolato da strani personaggi. Atterra nel villaggio dei Succhialimoni, degli ometti bizzarri che la ringraziano perchè ha ucciso la Strega cattiva dell’Est, schiacciata dalla caduta della casa.

    Il suo unico pensiero è quello di fare ritorno a casa, ma pare che il solo che possa aiutarla sia il Mago di Oz. Lungo il cammino che la condurrà dal Mago, Dorothy incontra lo Spaventapasseri, il Boscaiolo di Latta e il Leone Vigliacco. I suoi nuovi amici pensano di avere un vuoto da colmare, per questo hanno bisogno dell’intervento del Mago di Oz. Lo Spaventapasseri crede di aver bisogno di un cervello, il Boscaiolo di Latta di un cuore e il Leone di coraggio, mentre Dorothy non vuole fare altro che ritornare nel suo paese.

    Durante il viaggio, ognuno di loro – affrontando le proprie paure per superare gli ostacoli che si presenteranno lungo il percorso – mostrerà di possedere già ciò che pensava gli mancasse.

    Rivolgendoci direttamente al testo di Baum, nel nostro Il Mago di Oz abbiamo cercato di evidenziarne l’aspetto più “fantastico” legato a quell’esperienza attraverso cui tutti siamo passati. Quel pericoloso e tortuoso cammino che è il crescere, il diventare grandi. Ci vuole decisamente cervello, cuore e coraggio!

     

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