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    Mostri Famosi

    Pino Costalunga ci racconterà di loro, di quei Mostri famosi e meno famosi che hanno spaventato e divertito – e ancora oggi spaventano e divertono – tanti bambini. Lo farà accompagnato da alcune immagini proiettate, a commento di queste storie.

    Andremo a conoscere il Gruffalò, il Mostro Peloso, ma anche alcune creature famose in altre parti del mondo, come il mostro Bagai, personaggio di una leggenda tradizionale haitiana per spiegarsi l’alternarsi del giorno e della notte. Questo mostro, infatti, mangia il Sole, lasciando la Terra avvolta nell’oscurità! Per fortuna un piccolo eroe, Petit Bondié, riuscirà con uno stratagemma a liberare il sole.

    Lo spettacolo si concluderà con una serie di filastrocche cantate, scritte direttamente da Pino Costalunga, che hanno come tema i vampiri e i fantasmi.

     

    Tutto ciò verrà accompagnato dalla voce e dagli strumenti di Leonardo Frattini, eccezionale polistrumentista e compositore di più di una canzone per lo Zecchino d’Oro e che realizzerà per l’occasione una serie di canzoni in tema “mostruoso”.

    Una storia a tempo di Jazz

    Nel nostro spettacolo protagoniste saranno alcune favole che gli schiavi neri d’America si narravano a vicenda. Queste storie servivano per esorcizzare paure e preoccupazioni, aiutarsi nel lavoro e attutire le fatiche con suoni, ritmi e canti, dando vita a quella forma musicale che tanto successo ebbe non solo in America ma in tutto il mondo.

    Le parole per spiegare alcune figure tipiche del Jazz in un dialogo continuo tra attore e strumenti musicali. Infatti nel Jazz, fin dagli inizi, fin dalle prime forme blues, il dialogo c’è sempre stato, tra chi intonava e chi rispondeva, chi chiedeva e chi rispondeva.

    I bambini del pubblico, e gli adulti con loro, saranno sempre attivamente coinvolti in questo gioco scenico. Diventeranno pure loro parte di questo grande concerto per Attore e Strumenti Musicali fatto apposta per raccontare e spiegare il jazz anche ai più piccoli con semplicità, naturalezza e divertimento.

    Pollicino non ha paura dell’orco

    Lo spettacolo

    Pollicino è riuscito a sfuggire dalle grinfie dell’Orco grazie alla sua astuzia. Pollicino ed i ragazzi come lui, che conoscono tante storie, sanno come cavarsela con i tipi pericolosi quali Lupi, Streghe ed Orchi. L’Orco no, nonostante di storie lui ne abbia abitate tante. Ha sempre pensato solo ed unicamente a riempirsi la pancia. E la pancia troppo piena può essere una soddisfazione momentanea, ma alla lunga annebbia il cervello.

    Dopo tanto tempo Pollicino ha voglia di andare a vedere che ne è stato di quell’Orco terribile che aveva cercato di fare di lui e dei suoi fratelli un solo boccone, ma che poi era stato astutamente gabbato. Una storia successa molto tempo prima, ai tempi di Perrault. Ora che il tempo è passato, Pollicino non ha più paura dell’Orco, sa di essere molto più astuto del vecchio e panciuto Omone-Mangia-Bambini. Ma il tempo è trascorso anche per l’Orco che è diventato più vecchio, e forse un po’ più saggio. Sicuramente più debole e stanco e non fa più paura a nessuno. Si è dovuto pure ingegnare a fare un nuovo mestiere per guadagnarsi da vivere e per non ridursi a mangiare bacche selvatiche e qualche fungo. Anche perchè i bambini ormai non si perdono più nel bosco.

    Ma Pollicino, una volta ritrovato il vecchio “amico-nemico”, per ridargli il buon umore gli racconta una storia: la storia di un piccolo bambino che assieme ai suoi fratelli viene abbandonato nel bosco e rischia di finire sotto i denti di un terribile Orco. Quella storia è ambientata in quel Bosco Magico dove ancora ci sono Orchi giovani e spaventosi, e un po’ canterini e ballerini, che con Lupi, Streghe e Mostri terrorizzano i bambini come lui…… Indovinate un po’ qual è questa storia! Un Bosco Magico appunto, pieno anche di amici e di gente simpatica ed intelligente e soprattutto pieno di storie che sanno sempre insegnare…e che sanno dare il buon umore!

    Anne Frank

    Lo spettacolo

    Per il suo tredicesimo compleanno Anne riceve in regalo un quaderno, che diventa il suo diario segreto, diretto a Kitty, l’amica immaginaria cui  confidare i suoi pensieri. Il diario per Anne rappresenta l’unica possibilità di esprimersi, di raccontare le proprie esperienze e i propri pensieri.

     

    Ma il diario di Anne descrive soprattutto la vita nei due anni in cui lei, la sua famiglia e altre quattro persone, tutti ebrei, hanno vissuto nascondendosi dalla persecuzione nazista, prima di essere traditi e deportati. Anne ci racconta il suo modo di resistere agli orrori della Storia, il suo tentativo tenace di rimanere felice nonostante tutto. Anne rimane chiusa nel nascondiglio segreto proprio quando il suo corpo sta cambiando, mentre i suoi sentimenti mutano e si complicano. È un’adolescente: a volte è ancora bambina, altre invece sembra già grande.

     

    Chiusa nel sottotetto della fabbrica che un tempo era del padre, Anne scopre l’amore, prende in giro chi le sta antipatico, si fa domande più grandi di lei e, quando è molto triste, si abbandona al sogno di luoghi senza guerre.

    Anne dall’abbaino posto sul tetto osserva tutto, scorge tutti i mali del mondo, vede i poveri chiedere la carità e i nazisti caricare sui camion gli ebrei. Anne dalla finestra lassù in alto pare spiare anche noi, sembra chiedersi se non siamo tutti un po’ uguali. Non sono passati neanche cento anni, in fondo, da quando lei si è dovuta nascondere in quel rifugio ad Amsterdam.

     

    Molte guerre ancora ci circondano e l’odio sta tornando a serpeggiare in Europa. Da quel rifugio Anne tende la mano al pubblico e sembra dirci di non avere paura, di credere ancora nell’umanità come ci credeva lei, perché senza i sogni e la speranza nulla potrà mai cambiare.

    Nel racconto scenico scopriremo la vera storia di Anne, quello che viveva e provava durante la clandestinità e negli ultimi giorni della sua vita.

    Attraverso lo studio di documenti originali e studi svolti in tutti questi anni la figura di Anne si svelerà agli occhi dei ragazzi: una ragazza coraggiosa e capace di tradurre in parole molto più mature di lei gli avvenimenti che stavano travolgendo il suo mondo.

    Il segreto degli invincibili

    Lo spettacolo

    Tratto da Il misterioso segreto degli invincibili (Grappolo di Libri, 2019) di Simone Dini Gandini lo spettacolo racconta uno dei periodi più bui della storia italiana ed europea, quello della follia nazifascista durante la Seconda Guerra Mondiale. Il calcio è quindi il pretesto per raccontare quegli anni tetri, così da restituire al pubblico un affresco dell’Italia stretta nella morsa del fascismo, nella quale, comunque, c’è stato chi ha avuto la forza e il coraggio di rimanere umano di resistere. Contestualmente, seguendo la parabola sportiva del Grande Torino, si assisterà anche all’entusiasmo, all’energia e alla voglia di riscatto e rinascita degli anni subito seguenti alla guerra, anni in cui i granata dominavano appunto il campionato di calcio mentre l’Italia a due ruote si divideva tra il tifo per Coppi e quello per Bartali, il tutto correlato da immagini d’archivio dai Cinegiornali, radiocronache e articoli di giornale dell’epoca.

     

    L’epopea si conclude il 4 maggio del 1949, quando Erbstein e tutta la squadra, perdono la vita nello schianto aereo contro il bastione della basilica di Superga. Da quel giorno finisce la storia e inizia il mito. Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto, è soltanto in trasferta, come scriveva Indro Montanelli, nel Corriere della Sera, il 5 maggio 1949.

     

    In scena un attore, Valerio Ameli, che, con pennellate leggere, dipingerà il quadro di quell’Italia e ripercorrerà insieme a Erbstein la sua rocambolesca fuga dalle Leggi fascistissime e il suo internamento in campo di lavoro. Un musicista polistrumentista, Andrea Faccioli, accompagnerà invece gli spettatori nelle melodie degli anni ’20, ’30 e ’40, canzonette sotto la cui apparenza frivola spesso si nascondevano messaggi sovversivi, pericolosi per il Regime fascista.

     

    Musiche

    Puoi ascoltare la colonna sonora de Il Segreto degli Invincibili su Spotify, Apple Music e sulle altre piattaforme di streaming musicale.

    Pinocchio. Viaggio tragicomico per nasi

    Lo spettacolo

    C’era una volta…un re. No, c’era una volta un pezzo di legno. Nemmeno. C’era una volta il teatro… Lo spettacolo sta per avere inizio. Il pubblico è già seduto. Entra l’attore con l’immancabile valigia ed un gran nasone. Ed ecco che entra l’attore con l’immancabile valigia e un altro gran nasone. “L’hai già detto!” diranno i nostri piccoli lettori. “Lo so” rispondo, ma gli attori sono due, con due valigie e due nasi ed entrambi sono fermamente decisi a raccontare, da soli, la storia del burattino Pinocchio…

    Immediatamente cominciano a bisticciare, naso a naso, su chi dovrà raccontarla e su chi reciterà la parte di Pinocchio. Si aprono le valigie e parte il nostro “viaggio per nasi”. Si perché Pinocchio altro non è che un bambino di legno, con un naso di cui si vergogna. Ma tutto il mondo è fatto da nasi, come  il naso rosso ciliegia di Geppetto, il nasone di Mangiafuoco, per non parlare dei nasi del Gatto e della Volpe. Il piccolo Pinocchio, trascinato dalla sua curiosità e dalle sue marachelle, dovrà compiere un viaggio fantastico prima di tornare, finalmente trasformato in bambino vero, alla casa del babbo Geppetto…

    Due attori, due valigie, infiniti nasi e un grande classico della letteratura per ragazzi. Pinocchio rappresenta il rito iniziatico di un bambino che vuole entrare a far parte della società. Per farlo, come tutti i fanciulli delle favole più note, dovrà uscire di casa e affrontare il mondo, viaggiare attraverso paesi dei Balocchi o di Acchiappacitrulli, fare i conti con le paure (Mangiafuoco) con la coscienza (Grillo Parlante) con l’amicizia (Lucignolo) e con i più svariati imbroglioni (Gatto e la volpe), solo dopo aver superato queste prove entrerà finalmente nell’età adulta (nel romanzo rappresentata dalla “trasformazione” in bambino) per prendersi cura, a sua volta, dei propri affetti (il padre Geppetto e la Fata Turchina). I due attori racconteranno la storia con l’ausilio di piccoli oggetti, maschere, nasi, pupazzi, rubandosi le parti, improvvisando e magari alla fine capiranno che, forse, a raccontarla in due ci si diverte il doppio

     

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