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    Le avventure della famiglia Caccapuzza

    “… Vi raccontiamo una storia speciale 
    di una famiglia eccezionale:
    Caccapuzza è il loro cognome,
    puzzano molto,
    ma hanno un gran cuore…
    Uno spettacolo dedicato alla famiglia più simpatica che ci sia.

    Il divertimento è una garanzia.

    Le avventure della famiglia Caccapuzza è uno spettacolo di teatro di figura tratto dalla serie di albi illustrati, editi da Gribaudo, sulla famiglia Caccapuzza, creata da Sara Agostini, dirigente scolastica e apprezzata scrittrice, e disegnata da Marta Tonin, entrambe veronesi.

    L’adattamento teatrale e la regia sono a cura di Alice Baraldo che ha creato uno spettacolo teatrale completamente originale unendo le diverse vicende della famiglia Caccapuzza in un’unica grande avventura dai tratti disgustosamente esilaranti.

    Trama

    Le avventure della famiglia Caccapuzza si svolgono nella bizzarra e un po’ puzzolente casa di una famiglia davvero fuori dal comune. Tutto inizia quando Rosa, un’idraulica energica e curiosa, arriva per riparare lo scaldabagno. Invece di trovare i padroni di casa, si imbatte nei loro stravaganti animali parlanti: Pesce Ros Marino, filosofo in rima che vive nella boccia, Tartaruga Margherita, lenta ma saggia, e il vorace Criceto Scappo Via. Presto Rosa scopre il mistero: la famiglia Caccapuzza è sparita!

    Per aiutare la nuova amica a conoscerli, gli animali presentano i membri di questa rumorosa tribù: Genesio “Caciotta” e Eloisa “Cotoletta”, genitori innamorati e fieri del loro stile di vita poco igienico, e gli otto figli, ciascuno con una caratteristica esilarante: da Leopoldo “Cipolla” al piccolo Cesarino “Moccioso”, passando per Vittoria la Capretta e Ginevra la Puzzetta.

    Attraverso racconti e flashback, Rosa ascolta storie di vacanze disastrose ma divertentissime: weekend dai cugini Perfettini, zuppe “condite” da starnuti, fughe di ladri spaventati dagli odori e persino l’arrivo dei nonni con un’improbabile missione di pulizia, finita in una festa di schiuma e fango.

    Quando la preoccupazione è al culmine, Vittoria rientra annunciando il ritorno della famiglia: erano al mare, tra castelli di sabbia e bagni… rigorosamente seguiti da nuove sporcizie. Convinta dall’idraulica, la tribù accetta eccezionalmente di lavarsi, facendo felice lo scaldabagno e riportando la pace.

    La storia, tra gag, filastrocche e personaggi sopra le righe, celebra l’allegria, la complicità e l’essere se stessi, ricordando che anche chi ama sporcarsi può, quando serve, apprezzare un bagno rigenerante con acqua calda e un po’ di sapone.

     

     

    Ero un bullo

    Tratto dall’opera ERO UN BULLO. La vera storia di Daniel Zaccaro di ANDREA FRANZOSO
    edito da De Agostini Libri

     

    Ero un bullo racconta ai ragazzi una storia di crescita e di cambiamento che attraversa tutte le età dell’adolescenza.

    Scritto dallo stesso Franzoso, affronta con linguaggio diretto e vicino ai giovani temi attuali come bullismo, devianza giovanile, responsabilità e possibilità di cambiamento attraverso la storia vera di Daniel Zaccaro, un ragazzo che – grazie all’incontro con adulti credibili e una comunità educante – è riuscito a riscattarsi e a diventare educatore.

    Una storia forte perché parla di un’escalation di trasgressioni, di una continua e insoddisfatta ricerca di risposte, costellata da picchi di onnipotente euforia e da pesanti momenti di caduta, ma anche di rinascita.

    Uno spettacolo di prosa rivolto a tutti, soprattutto ai ragazzi della scuola di secondo grado, alle famiglie, agli insegnanti, agli educatori e a tutti coloro che credono che non sia mai troppo tardi per ricominciare, magari proprio a partire da errori e fallimenti.

    In un anno scolastico lo spettacolo è stato presentato in più di cento scuole.

     

    Info e prenotazioni

    Stiamo lavorando alla tournée dell’anno scolastico 2025-26. Gli insegnanti e gli operatori teatrali interessati a presentare lo spettacolo nella propria scuola, teatro e/o struttura possono contattarci ai seguenti recapiti:  promozione@fondazioneaida.it – +39 347 640 4837 – 0458001471 (interno 3).

    Riportiamo a titolo esemplificativo le impressioni degli studenti dell’Istituto Pluricomprensivo Vipiteno Alta Val D’Isarco Vipiteno

     

     

    Le Mille Bolle Incantate

    Le Mille Bolle Incantate di Silvia Gaffurini

    Silvia Gaffurini, meglio conosciuta come la Fata delle Bolle, è una specialista nel campo della Bubble Art.

    Con pluridecennale esperienza Silvia proviene dalla scuola di Fan Yang, maestro nell’arte delle Bolle di Sapone, e parte del team Gazillion Bubble Show in scena in pianta stabile al New World Stages di Broadway e in worldwide tour. Nel corso della sua carriera Silvia ha portato i suoi spettacoli nei cinque continenti. Grandi teatri, show televisivi, parchi divertimento, eventi aziendali e le migliori compagnie Crocieristiche mondiali. Negli ultimi anni Silvia si è specializzata nell’intrattenimento family.

    Con Le Mille Bolle Incantate Silvia riesce a creare un crescendo perfetto che incanta i bambini ed affascina gli adulti. La dolcezza del suo personaggio, il look, l’originalità e la spettacolarità degli effetti presentati creano una grande empatia con il pubblico che rimane incantato dalle bolle di sapone. Soprattutto i bambini sono ammaliati dal personaggio e la dolcezza di Silvia e non vedono l’ora di abbracciarla alla fine dello spettacolo.

    Le Bolle di Sapone ne sono le protagoniste in tutte le loro forme più spettacolari, divertenti e coinvolgenti. Si potranno ammirare composizioni di bolle coloratissime di ogni forma, bolle giganti e giochi di bolle che meritano di essere visti. Il pubblico non sarà solamente passivo spettatore, ma i bambini saranno coinvolti e potranno essere chiamati sul palcoscenico per vivere direttamente l’esperienza di “entrare in una Mega Bolla”, “vivere l’emozione di una nevicata di bolle sul palco”, “giocare in platea con gli altri bambini”.

    Il finale si presenta altamente spettacolare con il Bubble Laser Show dove tutto il pubblico in platea sarà circondato da migliaia di bolle di sapone.

    Il Gruffalò

    Il Gruffalò non ha certamente bisogno di presentazioni. Il personaggio creato da Julia Donaldson e Axel Scheffler protagonista delle pubblicazioni omonime è ormai apprezzato e conosciuto da migliaia di bambini e genitori in tutto il mondo grazie alle traduzioni realizzate in oltre trenta lingue.

    La commedia musicale è stata prodotta per la prima volta in Italia da Fondazione Aida in collaborazione con il Teatro Stabile del Veneto.
    Testo di Pino Costalunga e Manuel Renga, adattamento teatrale e regia di Manuel Renga. Pur mantenendosi fedeli ai testi e all’iconografia delle illustrazioni originali, si è creato uno spettacolo musicale interamente nuovo.

    Trama

    Cosa fanno quattro giovani amici in un bosco? Vanno a ripulirlo, direte voi, visto che si vedono all’inizio dello spettacolo proprio mentre lo stanno facendo. Ma a noi viene il dubbio che ci vadano per passare qualche giorno e, soprattutto, qualche notte, accampati in una tenda, ad aspettare il momento più bello della giornata, cioè quando, attorno a un fuoco, si racconteranno storie di paura. E cosa c’è di meglio di un bosco di notte per una bella storia di paura?

    Racconteranno la storia di un topolino che, affamato, decide di attraversare il bosco frondoso e pieno di insidie per trovare la ghianda che tanto gli piace e che incontra. Strada facendo, incontra tre brutti ceffi che lo vogliono mangiare: una volpe, una civetta e una biscia. Ma il furbo topolino è scaltro di pensiero e sa bene come cavarsela, con l’aiuto della sua grande Fantasia trova una soluzione che nessuno si può immaginare, nemmeno lui, forse: un mostro terribile dal nome assai noto ai bambini: IL GRUFFALÒ.

    Lasceremo intatte le deliziose rime della scrittrice inglese e gli attori indosseranno dei fantastici costumi che si rifanno alle meravigliose illustrazioni del disegnatore tedesco. I bambini riconosceranno così facilmente quel testo, gustandosi anche divertenti e originalissime canzoni scritte appositamente per lo spettacolo. Le situazioni comiche e mimiche, nonché balli e danze, vanno ad arricchire la favola originale.

    Favole al telefono

    Ma dove saranno finite le storie piene di fantasia che il ragionier Bianchi, era solito raccontare al telefono alla sua bimba ogni sera prima che questa si addormentasse?
    Che fine hanno fatto le dolcissime strade di cioccolato?
    I saporitissimi palazzi di gelato? Le tabelline paradossali?

    Forse sono rimaste intrappolate proprio in quel telefono abbandonato che qualcuno ha lasciato davanti alla porta dei nostri amici Aggiustatelefoni ….

    Storie, quelle di Rodari, che non conoscono il passare del tempo, che conservano immutate le doti originali di eleganza, ironia e freschezza che da sempre costituiscono i punti di forza di quella inesauribile capacità di invenzione che sapeva coniugare con la puntuale, seria e civile osservazione della realtà contemporanea. Storie che in Favole al telefono torneranno a prendere vita sulla scena in un vero e proprio carosello musicale sotto forma di canzoni, racconti, filastrocche e piccoli numeri di varietà.

    Musiche

    Le musiche, tutte originali, sono state composte dal Maestro Valentino Corvino, che ha messo la sua esperienza al servizio di uno spettacolo che gioca con i vari generi musicali, tra questi, in particolare, si guarda al garbo e alla delicatezza del Quartetto Cetra.

    GGG Grande Gigante Gentile

    Tratto dall’opera letteraria di Roald Dahl.

    Affacciandosi alla finestra nel cuore della notte, Sofi a viene rapita da un misterioso Gigante. Una volta arrivata nella sua grotta realizza che il GGG non l’avrebbe mai mangiata e scopre assieme a lui i segreti spaventosi, ma anche affascinanti, del paese dei Giganti. L’amicizia tra Sofi a e il GGG li porta ad escogitare un brillante piano per affrontare le proprie paure e vivere una vita migliore.

    L’idea scenica

    GGG è la seconda tappa di un filone di teatro di narrazione per bambini che ha preso forma l’anno scorso con lo spettacolo Cipì, tratto dal racconto di Mario Lodi e interpretato dalla stessa attrice.
    Si tratta di una messinscena con un solo interprete, senza perdere però occasioni di meraviglia e poliedricità del racconto.

    Annachiara Zanoli, attrice con background di doppiaggio e teatro di figura, porterà avanti la narrazione dando vita ai pupazzi di Sofia e del GGG; interpretando lei stessa oltre che la figura della narratrice, anche quella della regina; utilizzando oggetti ed elementi scenografici in maniera espressiva.

    La regia di Lucia Messina vuole ancora una volta distinguersi per un uso funzionale della scena, con la scelta di una scenografia a strati, che si rivelano di scena in scena trasformando l’immagine e l’azione. L’adattamento per il teatro è di Pino Costalunga.

    Fondamentale a questo scopo la collaborazione tra Federico Balestro, giovane bozzettista e realizzatore di talento, e Caterina Marcioni, scenografa realizzatrice
    di Fondazione Arena di Verona, che già da qualche produzione si occupa della realizzazione di pupazzi poetici e funzionali. Un’attenzione particolare sarà dedicata alla creazione di un disegno sonoro accurato a cura di Andrea Santini: oltre a dare tridimensionalità al racconto, in alcuni momenti sarà parte integrante dell’azione scenica.

    Il fil rouge che seguiremo in ogni parte della realizzazione dello spettacolo sarà quello del sogno, delle sue possibili manifestazioni e di ciò che può rappresentare anche per noi, narratori di storie.

    Pierino e il lupo

    Tre attori pasticcioni mettono in scena, o per meglio dire cercano di farlo, la ben nota favola musicale “Pierino e il lupo” di Sergej Prokofev. Già dal come complicato iniziano i primi problemi, perché i tre non hanno proprio studiato! Sono quindi costretti a improvvisare cercando la complicità del pubblico, per orientarsi fra gatti, papere, lupi, corni e clarinetti. Per fortuna su di loro regna la figura del Grande Narratore che, con la sua voce, li guida sicuro lungo il percorso della fiaba.

    Ma i tre attori, un po’ clown un po’ comici dell’arte, sono talmente distratti e confusionari che non seguono bene il racconto. Provano a fare previsioni azzardate sui destini dei protagonisti della fiaba e spesso dovranno chiedere aiuto ai bambini per capire meglio la storia e permettere al Grande Narratore di proseguire. Come bimbi curiosi, i tre attori, proveranno a reinventare i personaggi: “Come cambierà il carattere del lupo se invece di affidarlo ai corni lo facciamo suonare agli archi?”. E giocando insieme con il pubblico in un’orchestra immaginaria, scopriranno che in “Pierino e il lupo” la cosa importante è che la storia inventata faccia i conti con la musica e con i suoi vari momenti espressivi.
    Prokofev ha scritto la sua fiaba musicale con un preciso scopo educativo: far conoscere ai bambini gli strumenti dell’orchestra, il loro suono e il loro carattere espressivo. Per questo ha associato ad ogni strumento un personaggio e un particolare motivo musicale.

    La loro confusione diviene pretesto per puntualizzare e sottolineare passaggi didattici importanti. Il meccanismo di complicità con il pubblico fa in modo che siano i bambini stessi a spiegare, interpretando il ruolo di insegnanti per questi tre alunni poco studiosi.
    Ogni piccolo spettatore può quindi, nei momenti di interazione, dare aiuto, chiarificazioni e suggerimenti, divenendo così protagonista di un percorso di apprendimento.

    Dario Fo e Lele Luzzati

    Degna di nota è la presenza della voce del narratore per eccellenza: Dario Fo, che guiderà i tre attori e il pubblico a portare a termine lo spettacolo! Il premio Nobel Dario Fo ha infatti voluto prestare la propria voce per aggiungere alle suggestioni della musica di Prokofiev eseguite dall’Orchestra Verdi di Milano, nuovi e divertenti elementi drammaturgici di sua invenzione: sullo sfondo straordinario delle scene di Lele Luzzati, prenderanno vita le buffe (dis)avventure di tre attori che non avendo studiato a fondo il copione dovranno improvvisare per cavarsela tra suoni e situazioni fantastiche.

    Anne Frank

    Per il suo tredicesimo compleanno Anne riceve in regalo un quaderno, che diventa il suo diario segreto, diretto a Kitty, l’amica immaginaria cui  confidare i suoi pensieri. Il diario per Anne rappresenta l’unica possibilità di esprimersi, di raccontare le proprie esperienze e i propri pensieri.

    Ma il diario di Anne descrive soprattutto la vita nei due anni in cui lei, la sua famiglia e altre quattro persone, tutti ebrei, hanno vissuto nascondendosi dalla persecuzione nazista, prima di essere traditi e deportati. Anne ci racconta il suo modo di resistere agli orrori della Storia, il suo tentativo tenace di rimanere felice nonostante tutto. Anne rimane chiusa nel nascondiglio segreto proprio quando il suo corpo sta cambiando, mentre i suoi sentimenti mutano e si complicano. È un’adolescente: a volte è ancora bambina, altre invece sembra già grande.

    Chiusa nel sottotetto della fabbrica che un tempo era del padre, Anne scopre l’amore, prende in giro chi le sta antipatico, si fa domande più grandi di lei e, quando è molto triste, si abbandona al sogno di luoghi senza guerre.

    Anne dall’abbaino posto sul tetto osserva tutto, scorge tutti i mali del mondo, vede i poveri chiedere la carità e i nazisti caricare sui camion gli ebrei. Anne dalla finestra lassù in alto pare spiare anche noi, sembra chiedersi se non siamo tutti un po’ uguali. Non sono passati neanche cento anni, in fondo, da quando lei si è dovuta nascondere in quel rifugio ad Amsterdam.

     

    Molte guerre ancora ci circondano e l’odio sta tornando a serpeggiare in Europa. Da quel rifugio Anne tende la mano al pubblico e sembra dirci di non avere paura, di credere ancora nell’umanità come ci credeva lei, perché senza i sogni e la speranza nulla potrà mai cambiare.

    Nel racconto scenico scopriremo la vera storia di Anne, quello che viveva e provava durante la clandestinità e negli ultimi giorni della sua vita.

    Attraverso lo studio di documenti originali e studi svolti in tutti questi anni la figura di Anne si svelerà agli occhi dei ragazzi: una ragazza coraggiosa e capace di tradurre in parole molto più mature di lei gli avvenimenti che stavano travolgendo il suo mondo.

    Pippi Calzelunghe

    Pippi Calzelunghe

    Astrid Lindgren ha regalato alla figlia Karin, per il nono compleanno, il libro di storie della strana bambina dalle trecce all’insù che viveva tutta sola in una grande casa. Ed è così che è nata Pippi Calzelunghe.

    Lo spettacolo narra le vicenda di Pippi, una bambina fuori dagli schemi, e dei suoi amici attraverso i loro occhi sbarazzini e spensierati. La storia di Pippi si snoderà dal suo arrivo nella vecchia casa, Villa Villacolle, con una scimmietta dallo strano nome il Signor Nilsson e con un cavallo sistemato nella veranda, alle sue avventure con Annika e Tommy, i suoi vicini di casa e compagni di giochi, in una scenografia coloratissima. I tratti di questo personaggio sono stati di ispirazione per molti bestseller svedesi, tra questi il personaggio di Lisbeth Salander della saga Millenium di Stieg Larsson.

    Curiosità dell’allestimento

    Durante l’allestimento Olof Nyman, il marito di Karin, figlia di Astrid Lindgren e rappresentante degli eredi, ha revisionato la drammaturgia del testo confermandone l’autenticità. La stessa Karin ha partecipato alle prove generali approvandone autenticità e confermando la distribuzione in Italia.
    Regia e adattamento sono di Marinella Rolfart e Pino Costalunga.
    Scene, costumi e pupazzi di Tjåsa Gusfor, una delle più importanti scenografe svedesi, che ha ricreato il suo micro mondo: una sorta di  miniaturizzazione fantastica dove i pupazzi (guidati dagli attori a vista, non nascosti come nel teatro delle marionette) sono i veri protagonisti della scena.

    I tre porcellini

    Lo spettacolo

    A prima vista potrebbe sembrare la classica storia dei tre porcellini, ognuno con la propria casa, con l’albero di mele, il camino dal quale si cala il lupo cattivo che li perseguita. Se non fosse che, all’inizio della storia, il lupo si presenta alle selezioni di un noto programma televisivo musicale, canta il suo pezzo forte, ma… non viene accettato! Se non fosse che il lupo, sbagliando strada, arriva ad una casa di mattoni dove crede di trovare un porcellino, ma dalla quale invece esce… una vecchina, la quale altri non è se non la nonna di Cappuccetto Rosso (che questo lupo non ha nessuna intenzione di mangiare!). Se non fosse anche che i tre porcellini, una volta messo in fuga il lupo, decidono di intraprendere la carriera artistica e fondare un gruppo, la “Pig Band”.

    Tre attori quasi invisibili animano cinque pupazzi. Cantano, ballano, saltano, corrono (chi più, chi meno…) su una verde collina che si trasforma via via in una casa di paglia, di legno e di  mattoni, in una strada di campagna e in un albero di mele. Una nonna nella storia sbagliata (o sarà lei in quella giusta e tutti gli altri fuori posto?), tre allegri porcellini e un lupo, che ha un’unica passione, quella della musica, e un’unica paura, quella dei bambini!

    Musiche

    Ascolta le musiche de I tre Porcellini su Spotify, AppleMusic e su altre piattaforme di streaming musicale!