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    02_GARRINCHA

    Mi chiamano Garrincha

    Uno spettacolo legato al football, alle proprie passioni e alla determinazione di poter raggiungere i propri obiettivi

    Il football è un riverbero fanciullo, bellezza estetica, improvvisazione, poesia pura. Tutti temi avulsi ai giovani di oggi presi nella loro forma astratta ma che legati al calcio invece ben riconoscono. Attraverso il tema del calcio, che appassiona sempre tanti giovani, si narra la storia di Garrincha, storpio e figlio di emigranti veronesi, ma con una grande voglia di riuscire, di conquistare, di affermazione e riscatto. Con questo spettacolo vorremmo instaurare un dialogo con i ragazzi tramite un confronto diretto con loro, ascoltando le loro opinioni e la loro visione del mondo calcistico.

    Trama

    Garrincha è zoppo, per questo non ha mai potuto giocare a calcio, la sua passione, il grande sogno della sua vita. È nato a Sao Paulo il giorno in cui Garrincha, quello vero, il campione capace di cavalcare le stelle e di commuoversi per un uccellino in gabbia, esordiva nella nazionale verde-oro. Un predestinato, insomma, peccato solo per quell’essere storpio d’una gamba, la sinistra, quell’incedere che ne fa un essere degno di tenerezza. Per lui il mondo è rotondo ed è coperto di pelle bianca e nera, come un pallone di calcio e il pallone è culla, casa, fiume, stella, abisso, vertigine. Ha viaggiato per le strade del mondo dietro al calcio, ha conosciuto, amato, pianto, rimpianto, scoperto, allontanato. Ha conosciuto grandi calciatori e bambini con i piedi nudi che correvano dietro a una palla fatta di stracci, ha visto persone gioire, altre piangere disperate, ha raccolto le loro storie, le ha stampate nel cuore e adesso le racconta. Pelé, Maradona, Gigi Meroni, Gaetano Scirea, Gigi Riva, Pietro Anastasi… Il calcio è imprevedibile come il volo di un aquilone. Garrincha ha un sogno, il suo sogno. Tirare un calcio di rigore e segnare ma non un calcio di rigore qualsiasi: l’ultimo rigore nella finale dei Campionati del mondo, quello da cui dipende tutto ma tutto davvero. Muove le gambe, Garrincha, sul posto, corre sul posto, veloce, come a correre su una sola zolla di terra tutto

    quello che non ha potuto correre in una vita intera. Gli occhi negli occhi del portiere. Dietro il portiere la rete, molle come un ventre, pronta ad accogliere la palla. Garrincha si muove, tre passi, di corsa, il vento nelle orecchie, negli occhi, nei capelli, attorno al collo, fra le dita, nei polmoni, giù, boccate di vento, un boato d’uragano nell’aria ferma dello stadio ammutolito. Il piede sinistro che tocca la sfera. Poi solo un urlo. Goal!

    Il regista

    Fabio Mangolini (Roma, 1964) ha dedicato tutta la sua vita al teatro come attore, regista, pedagogo, autore, traduttore e, infine, come manager. Laureato in Filosofia all’Università di Bologna, si è diplomato nel 1987 all’Ecole Internationale de Mimodrame de Paris Marcel Marceau. Nel 1985 entra come Arlecchino nella compagnia internazionale Les Scalzacani diretta da Carlo Boso, a Parigi. Nel 1991 lascia la compagnia e continua a portare la Commedia dell’Arte per il mondo. Tra il 1992 e il 1994 è borsista della Japan Foundation e dell’ International Theatre Institute e studia a Tokyo il Kyōgen e il . Come attore, ha lavorato con numerosi registi, recitando in tournées in Italia, in Europa e nel mondo. Ha diretto spettacoli in Italia, Francia, Belgio, Spagna, Stati Uniti. Ha insegnato in prestigiose Accademie d’Arte Drammatica in Europa (fra le altre GITIS e MKAT di Mosca), in Università in USA, Sud America, e Giappone. Dal 2004 al 2009 è stato docente di Interpretazione e Regia presso la Real Escuela Superior de Arte Dramático (RESAD) di Madrid. È stato Presidente della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Presidente dell’Associazione Scuola dell’Opera Italiana di Bologna e Consigliere d’Amministrazione della Fondazione ATER-Formazione. Dal 2015 al 2018 è stato il Direttore del Master MFA in Physical Theatre della Mississippi University – Accademia dell’Arte. Attualmente è Direttore Artistico di Cornucopia Performing Arts Labs.

     

    Recensioni

    Crediti

    • Tecnica utilizzata: teatro d’attore
    • Durata: 70 minuti
    • Fascia d’età: dagli 11 anni

     

    • Produzione: Fondazione Aida
    • Adattamento teatrale: Fabio Mangolini
    • Voce OFF: Bruno Pizzul
    • Musiche originali: Cesare Picco
    • Con Fabio Mangolini
    • Regia: Fabio Mangolini
    • Tecnico audio e luci: Riccardo Carbone
    • Con il contributo della Provincia di Trento
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